17 maggio: Giornata mondiale contro l’ipertensione

Come ogni anno, il 17 maggio in tutto il mondo si accendono i riflettori sulla lotta all’ipertensione arteriosa con una giornata dedicata, che in Italia è sostenuta da Siia, Società italiana dell’ipertensione arteriosa, e Lega italiana contro l’ipertensione arteriosa. Un appuntamento importantissimo, perché solo in Italia ci sono oltre 15 milioni di ipertesi e nel mondo circa 1 miliardo e mezzo. Molto c’è ancora da fare per sensibilizzare le persone sull’importanza di conoscere, prevenire e curare questa patologia che può portare ad altissimi rischi cardiovascolari: infarto cardiaco, scompenso cardiocircolatorio, fibrillazione atriale, ictus cerebrale, insufficienza renale, sfiancamento e rottura dell’aorta, occlusione delle arterie degli arti inferiori, deficit cognitivi e demenza su base cardiovascolare. 

L’ipertensione arteriosa nella maggioranza dei pazienti ha cause sconosciute, mentre sono noti alcuni fattori -oltre all’età- che aumentano le probabilità di essere ipertesi o di diventarlo, come avere uno oppure entrambi i genitori ipertesi, ma anche avere abitudini scorrette, come un eccessivo consumo di sale, condizioni di obesità o di sovrappeso, sedentarietà, uso di alcuni farmaci.

Prevenzione e aderenza terapeutica

Le giornate di screening che vengono organizzate ogni anno in farmacia sono molto utili per effettuare misurazioni su larga scala e identificare tempestivamente eventuali problematiche da rimandare all’attenzione del medico, così da intervenire al più presto con la modifica di stili di vita o introducendo ove necessario la corretta terapia. 

Le campagne di screening hanno anche lo scopo fondamentale di sensibilizzare la popolazione sulla gravità di questa patologia.

Prezioso e autorevole sarà il suo consiglio anche sull’aderenza terapeutica, su cui ancora c’è tanto lavoro da fare. Secondo la Siia, infatti, studi osservazionali condotti in Italia su un’ampia popolazione di pazienti affetti da ipertensione arteriosa di nuova diagnosi hanno dimostrato come, a un anno circa dalla prima prescrizione di farmaci antipertensivi, oltre la metà dei pazienti abbia già interrotto il trattamento farmacologico prescritto, vanificando, quindi, i risultati ottenuti e rischiando di peggiorare la situazione.

Infine, è necessario misurare la pressione non solo con regolarità, ma anche nel modo più preciso possibile: anche in questo può davvero essere di supporto al paziente, sia spiegando le corrette modalità di misurazione, sia rendendo questo momento tranquillo e sereno, evitando così che eventuali reazioni emotive (il cosiddetto “effetto camice bianco” che porta a uno sbalzo pressorio dovuto all’ansia in fase di misurazione della pressione da parte di un sanitario) possano falsare i risultati.