Equivalenza clinica: i farmaci equivalenti sono sovrapponibili agli originator per qualità, efficacia e sicurezza

Tra i medici di medicina generale si registra una tendenza generale alla prescrizione di medicinali equivalenti.1 A supporto di questo atteggiamento prescrittivo, in un’analisi retrospettiva condotta su dati provenienti dai database amministrativi di 5 ASL lombarde si sono considerati 347.073 pazienti in terapia per diverse patologie: diabete (terapia con un antidiabetico), ipertensione (calcio-antagonista), dislipidemia (ipolipemizzante), psichiatria (antidepressivo), cardiologia (antiaritmico), osteoporosi (bifosfonato).2

Obiettivo dello studio è stato quello di valutare le differenze a livello di ospedalizzazione, mortalità e aderenza alla terapia, tra i pazienti trattati con medicinali equivalenti e i pazienti trattati con medicinali originator nella pratica clinica reale.2 Il 67% dei pazienti selezionati è stato trattato con medicinali originator.2

In questo studio i pazienti selezionati sono stati analizzati retrospettivamente per 34 mesi.2

  • In tutte le aree terapeutiche i dati sulle ospedalizzazioni non hanno mostrato differenze statisticamente significative tra il gruppo equivalente e il gruppo originator.2
  • Le differenze in termini di mortalità erano a favore del gruppo equivalente in tutte le aree terapeutiche, fatta eccezione per i pazienti trattati con l’antiaritmico.2
  • L’aderenza dei pazienti variava tra il 61% e il 69%, con differenze significative a favore dei gruppi trattati con i medicinali equivalenti, fatta eccezione per l’antiaritmico e il bifosfonato, nei cui casi non si sono registrate differenze significative.

L’opzione di utilizzare i medicinali equivalenti può essere, invece, vista con diffidenza in alcune aree mediche specialistiche, come ad esempio in area trapianti d’organo, neurologia e cardiologia.3,4,5

In area trapianti, ad esempio, medici e pazienti sono spesso riluttanti a sostituire, con i rispettivi equivalenti, i farmaci immunosoppressori originator aventi ristretto indice terapeutico.<sup>4</sup>Perciò, Cortinovis e colleghi hanno valutato l’interscambiabilità di un immunosoppressore (IS) originator con il rispettivo equivalente, in pazienti che erano stabilmente trattati con l’IS originator a seguito di trapianto del rene.4 A tal fine, sono stati esaminati nei pazienti il profilo farmacocinetico e la funzionalità renale.4

Profilo farmacocinetico (AUC0-12)

  • In seguito allo switch da IS originator a IS equivalente si è registrato un leggero incremento dell’AUC0-12 dell’IS (variazione % media: 11,6±12,3%).4
  • In seguito allo switch da IS equivalente a IS originator l’assorbimento dell’IS è rimasto stabile (variazione % di AUC0-12: 1,6±13,8%).4

L’AUC0-12 dell’IS equivalente soddisfa i criteri EMA di bioequivalenza per i farmaci a stretto indice terapeutico (90-110%) durante lo switch dall’equivalente all’originator.44 La discrepanza in bioequivalenza nello switch dall’IS originator all’IS equivalente, invece, è con ogni probabilità dovuta alle dimensioni ridotte del campione e all’ampio range del dosaggio di IS (138±43 mg/die).4 Inoltre, non sono state registrate differenze apprezzabili tra le due formulazioni di IS in termini di C0, Cmax; e Tmax.4

Complessivamente, il profilo farmacocinetico dell’IS equivalente è risultato comparabile a quello dell’IS originator.4

Funzionalità renale (GFR)

Al livello basale è stato misurato un tasso di filtrazione glomerulare (GFR) pari a 53,0±16,2 mL/min/1,73 m2.4

  • Dopo il trattamento continuo con IS equivalente (10 giorni) è stato registrato un GFR di 55,0±19,0 mL/min/1,73 m2.4
  • Dopo il ripristino di IS originator il GFR è risultato di 55,8±18,9 mL/min/1,73 m2.4

È stata riscontrata notevole stabilità della funzionalità renale durante il periodo di osservazione.4

In questo studio in area specialistica di trapianto renale, lo switch tra IS equivalente e IS originator ha dimostrato una farmacocinetica simile e non ha alterato la funzione renale, rassicurando medici e pazienti circa l’interscambiabilità delle formulazioni dell’IS ed equivalente.4

Un esempio di utilizzo di farmaci equivalenti in neurologia è fornito da uno studio osservazionale di real-life nell’ambito dell’epilessia.5 Tra marzo 2013 e aprile 2017, in una coorte di trattamento dell’epilessia, 55 pazienti invitati ad utilizzare un antiepilettico equivalente in sostituzione del rispettivo originator, hanno rifiutato lo switch.5

I restanti 125 pazienti erano trattati con l’antiepilettico originator sia in monoterapia che in politerapia; hanno eseguito switch all’antiepilettico equivalente e, rispetto ai pazienti che avevano rifiutato lo switch, non hanno mostrato differenze significative in termini di frequenza di convulsioni/mese e di eventi avversi correlati al farmaco, sia a 6 mesi sia a 48 mesi dallo switch.5

In questo campione, lo switch dalla formulazione originator a quella equivalente dell’antiepilettico è risultato efficace e sicuro sia in monoterapia che in politerapia, indipendentemente dalla sindrome epilettica.5

Un esempio di utilizzo di farmaci equivalenti in cardiologia proviene da uno studio condotto su 13.799 pazienti che hanno iniziato la terapia con un ipolipemizzante equivalente per il trattamento dell’ipercolesterolemia.3

Questi pazienti non hanno sperimentato né un differente rischio di sospensione della terapia, né differenti outcome cardiovascolari, rispetto ai pazienti che avevano iniziato la terapia col medicinale originator.3

Tali risultati non supportano l’idea che nella pratica clinica real-world gli ipolipemizzanti originator siano superiori a quelli equivalenti per mantenimento della terapia e per prevenzione di eventi cardiovascolari.3

In conclusione, ancora oggi troppi operatori sanitari e troppi pazienti considerano, per mancanza di una corretta informazione, gli equivalenti farmaci inferiori a quelli di riferimento in termini di efficacia clinica, tollerabilità e, addirittura, di qualità.6

Ciò, ovviamente, è del tutto falso; l’esperienza nell’uso clinico quotidiano, i dati provenienti dalla letteratura scientifica, la qualità dei percorsi autorizzativi e dei controlli da parte delle autorità regolatorie devono rassicurare sanitari e pazienti sulla loro sovrapponibilità in termini di qualità, efficacia e sicurezza.6

Bibliografia:

  1. Tuncay B, et al. Int J Environ Res Public Health. 2020;17(16):5919.
  2. Colombo GL, et al. PLoS One. 2013;8(12):e82990
  3. Corrao G, et al. Eur J Intern Med. 2014;25(8):745-50.
  4. Cortinovis M, et al. Nephron. 2017;135(3):173-180.
  5. Trimboli M, Eur J Neurol. 2018;25(4):666-671.
  6. Position Paper sui Farmaci Equivalenti approvato dal Consiglio Direttivo della SIF in data 16/10/2019.

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