FAQ sui farmaci equivalenti

1. Quando sono nati i farmaci equivalenti?

La nozione di “medicinale generico” è stata introdotta nel 1995 dall’art. 3, comma 130, della Legge n. 549 del 28 dicembre 1995. Con Legge n.149 del luglio 2005, art.1-bis, la denominazione di "medicinale generico"è stata sostituita con quella di "medicinale equivalente".

2. In cosa sono uguali i farmaci originator e gli equivalenti?

Rispetto al medicinale “di riferimento” – meglio detto “originator” –, l’equivalente ha la stessa composizione quali-quantitativa in principi attivi.

3. In cosa sono differenti i farmaci originator e gli equivalenti?

Fatto salva la presenza del medesimo principio attivo, possono essere usati eccipienti diversi, che garantiscono comunque un’azione terapeutica equivalente nell’organismo. Cambia inoltre il nome, che nell’originator è di fantasia, mentre nell'equivalente, nella maggior parte dei casi, è costituito dalla denominazione comune internazionale del principio attivo seguita dal nome del titolare dell'Autorizzazione all'Immissione in Commercio.

Anche l’equivalente può avere un nome di fantasia, l’importante è che riporti sulla confezione la dicitura "farmaco equivalente". L’altro aspetto che cambia è il prezzo.

4. A cosa servono gli eccipienti?

Gli eccipienti sono sostanze inerti prive di proprietà terapeutiche, indispensabili nel processo di produzione della forma farmaceutica e nella somministrazione del principio attivo, affinché raggiunga una concentrazione nel sangue idonea a svolgere la sua attività terapeutica. Inoltre tra gli eccipienti possono essere presenti altri elementi, come conservanti, correttori di gusto, e addensanti.

5. Qual è l’importanza della variazione negli eccipienti nei farmaci equivalenti?

Anche se gli equivalenti possono variare negli eccipienti e nella tecnologia della formulazione (per es. capsule anziché compresse), viene comunque assicurata la bio-equivalenza con l’originator, ovvero la stessa azione del principio attivo all’interno dell’organismo. Le ragioni che possono motivare la sostituzione di un eccipiente possono essere molteplici; per esempio, possono essere eliminati gli amidi per non interferire con il controllo della glicemia nei diabetici, oppure viene eliminato il lattosio per evitare problemi alle persone che presentano intolleranza al lattosio, ecc.

6. Che caratteristiche deve avere la confezione dei farmaci equivalenti?

Il confezionamento esterno è disegnato su precise indicazioni commerciali - con particolare attenzione alla facile leggibilità del nome, del dosaggio e del contenuto – e deve sempre presentare la dicitura: "farmaco equivalente". Tra le diverse Aziende produttrici di equivalenti cambiano comunque aspetti grafici e di colorazione.

7. Quando può nascere un equivalente?

L’Azienda produttrice di un nuovo farmaco (originator) ottiene l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC), nella maggior parte dei casi può ottenere un data protection (“protezione dei propri dati”) per 10 anni. Dopo tale scadenza (con alcune eccezioni) può essere immesso in commercio un equivalente.

8. Cosa determina il costo di un farmaco originator?

Un nuovo farmaco (originator) richiede ingenti costi di ricerca e di lancio ma, grazie a un apposito brevetto, l’Azienda produttrice acquisisce il monopolio della vendita del prodotto per un periodo di alcuni anni, in modo da poter recuperare il capitale investito.

9. Il costo ridotto di un equivalente è sinonimo di ridotta qualità?

Assolutamente no. Il costo dell’equivalente è minore rispetto all’originator, perché gli investimenti economici in ricerca sono molto inferiori a quelli che avevano condotto allo sviluppo della nuova molecola. I requisiti di qualità di produzione di originator ed equivalenti sono i medesimi.

10. Come viene controllata la qualità dei farmaci equivalenti?

La qualità del farmaco equivalente viene garantita con la presentazione obbligatoria alle Autorità sanitarie di un Dossier di Registrazione da parte dell’Azienda farmaceutica, adottando gli stessi criteri utilizzati per il medicinale originator. La verifica della qualità del farmaco equivalente da parte delle autorità sanitarie (l’Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA - per l’Italia) avviene attraverso l’attenta valutazione del Dossier di Registrazione presentato dall’Azienda, nonché attraverso l’ispezione delle officine di produzione di principi attivi e del prodotto finito. La valutazione comprende anche test qualitativi di identità e di purezza, test di bioequivalenza e ogni altro test richiesto dall’Autorità competente, che può verificare anche ripetendo essa stessa i test descritti in dossier (presso l’Istituto Superiore di Sanità).

11. Cosa cambia nel Dossier di Registrazione tra farmaci equivalenti e farmaci originator?

Nel caso dei medicinali originator, gli studi di sicurezza ed efficaciavengono presentati ex novo dall’Azienda. I medicinali equivalenti si avvalgono di tali dati già valutati dall’Autorità competente per l’originator, arricchiti dalle informazioni raccolte nei circa 10 anni di protezione da brevetto. Per quanto riguarda l’efficacia, la documentazione di un medicinale equivalente è normalmente costituita da uno studio di bioequivalenza.

12. Esattamente, cosa vuol dire “bio-equivalenza”?

Secondo le linee guida europee, due medicinali si intendono bio-equivalenti se, dopo somministrazione di un’identica dose, la quantità e la velocità con cui il principio attivo rilasciato dal prodotto è disponibile nel sangue sono talmente simili da avere gli stessi effetti per quanto riguarda l’efficacia e la sicurezza.

13. Come viene valutata la bio-equivalenza?

Per verificare la bio-equivalenza si misurano specifici parametri. In particolare, viene calcolata la quantità di principio attivo che arriva nel sangue (AUC), in relazione con la velocità con cui questo processo avviene (Cmax/tmax).

14. Chi verifica l’affidabilità degli studi di bio-equivalenza?

La verifica dell’affidabilità degli studi di bio-equivalenza è appannaggio di Autorità regolatorie. In Italia, si occupa di tale valutazione l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che verifica la correttezza di studi e risultati, e può richiedere ulteriori documentazioni e ispezioni.

15. Oltre agli studi di bio-equivalenza, si effettuano ulteriori controlli sui farmaci equivalenti?

Gli equivalenti sono sottoposti agli stessi controlli dei prodotti originatori. In seguito all’immissione in commercio, i farmaci equivalenti sono sottoposti ai controlli, cosiddetti post-marketing (“dopo la commercializzazione”) svolti su tutti i medicinali. Per esempio, vengono effettuati controlli analitici a cura dell’Istituto Superiore di Sanità su medicinali a campione prelevati dai Nuclei Anti-Sofisticazione (NAS) in farmacia. Il monitoraggio a seguito dell’immissione in commercio prevede un controllo a livello sia nazionale sia europeo.

16. In cosa si traduce il costo ridotto di un equivalente per il Sistema Sanitario?

L’immissione in commercio di un medicinale equivalente costituisce un notevole vantaggio per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN): il risparmio di denaro pubblico può essere reinvestito in varie aree dell’assistenza sanitaria.

17. Cosa accade se il farmaco prescritto ha un costo superiore all’equivalente?

La differenza di prezzo è a carico del paziente, con l’eccezione degli invalidi di guerra titolari di pensioni vitalizie. Il farmacista è tenuto a informare il cittadino, proponendo eventualmente, se il medico non ha inserito la clausola di "non sostituibilità" nella prescrizione, il farmaco a costo inferiore.

18. Il farmacista può modificare anche la prescrizione di un farmaco equivalente?

Sì, il farmacista può consegnare il farmaco equivalente di una diversa Azienda produttrice, rispetto a quello indicato sulla prescrizione medica. Tale modifica è dovuta a semplici questioni di disponibilità di magazzino.

19. Quando il farmacista non può effettuare alcuna modifica della prescrizione di un farmaco?

Se il medico appone accanto alla prescrizione del farmaco (originator o equivalente) la dicitura “non sostituibile”, il farmacista è tenuto a consegnare al cittadino esattamente il farmaco prescritto. Se si tratta di equivalente, consegnerà quello dell’Azienda indicata nella prescrizione.

20. Perché il medico può apporre la dicitura “non sostituibile”?

Il medico può vietare la sostituzione per diversi motivi terapeutici (che vanno specificati). Ciò può riguardare anche il caso di un equivalente che deve essere di una specifica Azienda produttrice.

21. Per esempio, quando può essere opportuna la dicitura “non sostituibile”?

Per esempio, il medico potrebbe raccomandare una formulazione priva di certi eccipienti, dannosi per uno specifico paziente, quali il glucosio per i diabetici, l’amido di frumento per i celiaci o il lattosio per gli intolleranti al lattosio.

22. Quanto è diffuso l’uso dei farmaci equivalenti in Europa?

Nell’ultimo aggiornamento dei dati OECD, in Europa, nel 2017, l’Italia si posiziona all’ultimo posto per valore (8,1%) e al penultimo posto per volume (25,1%) dei farmaci equivalenti. Queste posizioni sono confermate anche nei dati - ancora incompleti - del 2018. Considerando i dati del 2017, l’uso (volume) degli equivalenti segue questa classifica: Lettonia (74%), Slovacchia (64%), Repubblica Ceca (63,6%), Norvegia (49,1%), Portogallo (46,4%), Finlandia (43%), Estonia (35,7%), Belgio (34%), Francia (29,3%), Italia (25,1%), Svizzera (22,8%).

Fonte: OECD Health Statistics 2019. Pharmaceutical market: Generic market. Last update, 2 July 2019. Available at: https://stats.oecd.org/Index.aspx?DataSetCode=HEALTH_PHMC. Ultimo accesso: 22 aprile 2020.

23. Quanto è diffuso l’uso dei farmaci equivalenti in Italia?

Secondo il rapporto OSMED (Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali) 2018, i farmaci equivalenti hanno rappresentato il 19,0% della spesa e il 29,4% dei consumi. Tale andamento appare comunque in crescita. (Dati riferiti al 2018)

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Anno 2018. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2019).

24. Dove è più diffuso l’uso dei farmaci equivalenti, tra le varie regioni d’Italia?

Le Regioni con la più elevata incidenza del consumo di farmaci a brevetto scaduto nell’anno 2018 sono state l’Umbria (84,3%), l’Emilia Romagna (84,2%) e la Provincia Autonoma di Trento (84,0%), mentre la Toscana (81,1%), l’Abruzzo (81,6%) e la Valle d’Aosta e la Basilicata (81,8%) sono quelle con la più bassa incidenza. Le Regioni Calabria, Basilicata e Campania hanno mostrato le più alte percentuali di spesa 2018 per i farmaci che hanno goduto della copertura brevettuale (rispettivamente 82,2%, 81,3% e 81,1%), mentre la P.A. di Trento, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia hanno evidenziato la più alta incidenza di spesa per i farmaci equivalenti (rispettivamente 42,6%, 40,6% e 36,4% (Dati riferiti al 2018).

Fonte: Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Anno 2018. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2019).

 

Biblografia:

- Equivalenti, le domande più frequenti – Sifac