Farmaci equivalenti: i casi particolari!

Non tutti i medicinali sono uguali, ci sono delle situazioni particolari in cui l’autorizzazione al commercio, la prescrizione e la somministrazione di un farmaco richiedono qualche cautela aggiuntiva. Ne sono un esempio i medicinali a ristretto intervallo terapeutico (cioè quelli per cui la dose efficace e la dose tossica sono troppo vicine), che includono alcuni antiepilettici, qualche antiaritmico, gli immunosoppressori, molti tranquillanti maggiori e alcuni anticoagulanti. Per questi medicinali, pertanto, le Agenzie Regolatorie richiedono valutazioni particolarmente approfondite prima di autorizzarne la commercializzazione, sia che si tratti di equivalenti che di originatori.

In particolare, se il farmaco è considerato a ristretto intervallo terapeutico deve mostrare, come vedremo, una differenza massima tra i parametri cinetici inferiore al 10%, e non al 20% come di solito. Questo significa che l’l’Area sotto la Curva (AUC) dell’equivalente deve essere almeno il 90% di quella dell’originatore e non oltre il suo 111%. Questo vale non solo per l’immissione in commercio di un nuovo equivalente, ma anche quando un farmaco (inclusi quelli ancora coperti da brevetto) modifica la sua formulazione, cambiando, ad esempio, un eccipiente. Tale variazione deve essere autorizzata dalle Agenzie Regolatorie, le quali chiedono studi di bioequivalenza tra la nuova e la vecchia versione del farmaco, per verificare che il nuovo eccipiente non alteri in maniera significativa la biodisponibilità del principio attivo.

A questo proposito sono state individuate dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) alcune categorie di farmaci che includono diverse molecole a ristretto intervallo terapeutico: antiepilettici, anticoagulanti, immunosoppressori, antiaritmici, tranquillanti maggiori, e alcuni ormoni come l’ormone tiroideo sintetico. Come spiegato, quindi, per i farmaci a ristretto intervallo terapeutico, la commercializzazione dell’equivalente in Europa è consentita quando la differenza massima la differenza massima tollerata tra i principali parametri cinetici dell’equivalente e quelli dell’originatore è del 10%.

Attenzione a non generalizzare però. In ognuna delle classi di farmaci già menzionate, infatti, possiamo trovare sia farmaci a torto considerati a ristretto intervallo terapeutico (per es. alcuni anticoagulanti), sia farmaci ritenuti tali nella pratica clinica (per es. alcuni antiaritmici), ma che in realtà non lo sono.

Quali precauzioni adottare nella pratica clinica per questa tipologia di medicinali? È importante “abituare” i pazienti in terapia con farmaci a ristretto intervallo terapeutico, ad assumere sempre lo stesso prodotto, evitando ogni sostituzione (equivalente con originale, originale con equivalente o da un equivalente all’altro).

A tal fine, nel prescrivere a un paziente la prosecuzione di terapia con un farmaco di questo tipo, il medico potrà aggiungere la dicitura “non sostituibile”, motivandola con la ancor più stringente necessità di continuare la terapia con lo stesso prodotto.

Bibliografia:
Medico e paziente_2- 2021

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