Gli inibitori della pompa protonica (PPI, Proton Pump Inhibitors) presentano evidenze consolidate di efficacia nel trattamento delle patologie acido-correlate. (1) Per quanto concerne la tollerabilità, il tasso di eventi avversi – nella maggior parte dei casi di grado lieve-moderato – è in media dell’1-3%. Gli eventi avversi più comuni sono: cefalea, dolore addominale, diarrea, flatulenza, nausea e vomito. (2)
Alcune “pillole” di farmacologia sui PPI
Tuttavia, negli ultimi anni, è stata posta una maggiore attenzione sull’uso a lungo termine, molto diffuso e talvolta improprio, dei PPI. Questo aspetto rappresenta una criticità importante per questi farmaci, poiché espone il paziente al rischio di potenziali complicanze di tipo cronico. Le segnalazioni a riguardo provengono da alcuni studi osservazionali e hanno suscitato una certa preoccupazione nella comunità scientifica. (1)
Va però rilevato che le più recenti revisioni sistematiche degli studi che hanno valutato il problema della sicurezza dei PPI hanno concordemente evidenziato la presenza di rilevanti fattori confondenti negli studi stessi. Inoltre, queste revisioni tendono a confermare il profilo di sicurezza dei PPI, quando sono utilizzati seguendo i criteri di appropriatezza basati sulle evidenze disponibili; in particolare, utilizzandoli con durate e dosaggi ridotti al minimo necessario. (1) A tale riguardo, si faccia riferimento alle note AIFA 1 e 48 . (4,5)
In conclusione, sulla base delle prove esistenti, i benefici del trattamento con PPI, attuato secondo criteri di appropriatezza, sembrano prevalere sui rischi potenziali, nella maggior parte dei pazienti. La preoccupazione per le complicanze va principalmente rivolta alle persone anziane, malnutrite e con numerose co-morbilità. In generale, viene raccomandato di valutare con attenzione la reale necessità di trattamenti a lungo termine con i PPI in queste particolari popolazioni di soggetti. (1)
Bibliografia: